Prosegue con un appuntamento imperdibile l’edizione 2021 di Suoni Riflessi: va in scena domenica 31 ottobre 2021 alle ore 11 in Sala Vanni in Piazza del Carmine il musicattore® Luigi Maio con lo spettacolo Halloween, Scherzi Musicali che propone Façade di William Walton.
Nel giugno del 1923 l’Aeolian Hall di Londra accoglie con viva disapprovazione il debutto sulla scena musicale di un ragazzo di appena 21 anni: si tratta di Façade di William Walton, fischiato dal pubblico e stroncato all’unanimità dalla critica. Come mai tanta acredine? Possibile che fosse la musica a provocarli. Ne dubito. Furono probabilmente i versi della poetessa Edith Sitwell e le modalità con cui Walton li utilizza a non essere graditi a pubblico e critica.
Testi che il compositore abilmente sfrutta senza alcuna manomissione o adattamento adeguando la musica al ritmo del verso. Alla base di tutto, come dimostrano i titoli che Walton attribuisce alle singole poesie, è la danza.

Ma cos’è Façade secondo Luigi Maio. Ce lo spiega lo stesso musicattore®: «si tratta di un raffinato circo sonoro, dove la voce umana, simile a un virtuoso giocoliere in equilibrio sulle corde del pentagramma, fa vorticare note e parole al posto di palle e birilli. Per garantire tale effetto, ho creato la figura del “Musicattore”® (attore, musicista e autore), sorta di Pifferaio Magico che attira grandi e piccini nel mondo del Teatro da Camera, dove musica e recitazione parlano la stessa lingua, dove il trasformismo mimico/vocale dell’attore si amalgama all’atto sonoro/coreografico dei musicisti in scena. Un mondo che, nel caso di Façade (il cui titolo richiama il balletto Parade di Cocteau-Picasso-Satie), si tinge magicamente di arguti nonsense e giochi di parole, prossimi a quelli di Alice in Wonderland. Ma per quale motivo le filastrocche del Cappellaio e del Coniglio Bianco hanno sempre affascinato i piccoli lettori, nonostante siano – all’apparenza – prive di senso? Edith Sitwell ribadiva che la mente del bambino si riflette nell’esperienza dell’artista. E nel caso di Façade, alchimia di note e parole, il gioco teatral-musicale diviene “ludus puerorum”, un “gioco di bambini” caro a certa tradizione alchemica recentemente in auge presso il grande pubblico grazie a un’altra scrittrice inglese, la contemporanea J.K. Rowling. In ogni tradizione, fiabesca o leggendaria, l’alchimista, tornato fanciullo, poteva sollevare il velo illusorio di Māyā, dare anima agli oggetti inanimati e tessere trame straordinarie sull’arazzo del quotidiano. Un’abilità visionaria che – ci insegna il Pascoli – è istintiva negli artisti come nei bambini, abituati a non dare nulla per scontato, capaci di cogliere gli aspetti più ‘irreali’ della realtà. Per questo il fantasmagorico libro di Lewis Carroll, dove le Meraviglie di Alice brillano nell’oscuro sottosuolo, viene fatto leggere anche ai più piccini (sebbene i suoi indovinelli, i giochi numerici e lessicali, abbiano ingolosito raffinati glottologi e insigni matematici). Nelle poesie di Edith Sitwell, non è il dettaglio biografico a farla da padrone, ma la sua trasfigurazione; l’immaginazione della poetessa muta i ricordi d’infanzia – e non solo – in figure e paesaggi del Mito e della Fiaba: un ondulato tendaggio tartan diviene mare in tempesta, l’albero innevato del parco si muta in cigno, i soprammobili di casa si fanno antiche deità (strizzando l’occhio ad Arthur Machen e Maupassant), il riflesso di un volto sul finestrino del treno si fonde col paesaggio in movimento, fiori e ortaggi del giardino divengono satiri e ninfe, mentre il vecchio giardiniere si tramuta in ebbro Sileno o in Giano bicefalo. Tutto questo condito dalle finissime spezie della malizia sitwelliana, senza che la sua pungente ironia infici il candore e l’eleganza poetica di questi versi, che rendono omaggio anche allo stile dei Grimm e di Andersen (Edith Sitwell amava le loro fiabe), nonché al Don Pasquito/Don Pasquale del nostro Donizetti (a cui sembra rifarsi Walton nel ritmo di certi fraseggi, dando vita a una sorta di parodia tonale del Pierrot Lunaire schönberghiano)».

La forza travolgente di Façade, open air entertainement su testi di Edith Sitwell musicati nel 1921 da un giovane William Walton, esplode in Italia grazie all’unica versione completa in italiano realizzata da Luigi Maio, il noto “Musicattore”® che ha fatto conoscere alle vaste platee questo straordinario ‘rap’ ante litteram, riscuotendo grande successo di pubblico e critica. In diretta radiofonica dal Quirinale di Roma, con i solisti dell’Orchestra Sinfonica della RAI, o trasmesso dalla Radio Svizzera Italiana, Maio ha interpretato Façade affiancato da varie e prestigiose formazioni, prima fra tutte quella dell’Ensemble Suoni Riflessi , sotto la bacchetta di Mario Ancillotti.