di Peter Fuhrmann

(Pubblicato sul n. 7 di Amadeus, giugno 1990)

Numerose celebrazioni in tutto il mondo hanno commemorato
il centenario della nascita del grande direttore che spiccò
per il genio innato al di sopra dei compromessi
che lo condusse a scontrarsi con Hitler.

In onore suo e dei suoi famosi fratelli è stata fondata a Hilchenbach ­ Dahlbruch un’associazione, che lo scorso autunno ha festeggiato, con una schiera di soci illustri, il venticinquesimo compleanno. Dal 1970 assegna un premio intitolato a Busch in collaborazione con il concorso musicale di Monaco ARD, a un giovane artista di particolare talento; organizza nella città natale dell’artista, numerosi concerti, con la partecipazione di ospiti internazionali, e ricerca tutti i dischi disponibili di Fritz Adolf Bush e del famoso Quartetto Busch, per riproporli sul mercato dopo averli sottoposti a una revisione tecnica.
Per le celebrazioni del centenario della nascita di Fritz Busch è stata scelta la Dresdner Staatskapelle, che ha organizzato un concerto a Siegen, dove il direttore d’orchestra era nato il 13 marzo 1890. Famigliari del musicista e un cospicuo numero di insigni ospiti hanno assistito a questo concerto celebrativo che aveva anche il patrocinio del Presidente Federale Richard von Weizsaecker. In occasione di questa ricorrenza sono stati pubblicati libri, realizzati francobolli celebrativi e monete ricordo in oro e argento; una strada è stata intitolata all’artista; l’Orchestra ha dedicato il suo programma a Fritz Busch; numerose emittenti radio-televisive di tutto il mondo hanno trasmesso programmi commemorativi (ha brillato per la sua assenza la Rai n.d.r.); il Teatro Colon a Buenos Aires inaugurerà in aprile la nuova stagione con lo stesso programma che Fritz Busch aveva diretto in quel medesimo luogo, nell’autunno del 1933, mentre si prevede anche l’esecuzione della Matthaeus Passion di Bach che egli per primo aveva offerto al pubblico delle due Americhe. L’elenco delle celebrazioni potrebbe continuare a lungo. Ma chi era Fritz Busch? Questa figura straordinaria di uomo e di artista?
Per svolgere la professione di direttore d’orchestra sono necessarie in primo luogo le nozioni che di regola si acquisiscono in modo accademico e freddo se non addirittura da autodidatti. Ma questi non sono requisiti sufficienti per essere considerato un artista. Ciò che è veramente importante, ciò che del resto manca drammaticamente ovunque oggi, va ben al di là di simili ovvie verità. Riguarda la misura in cui il talento innato (o ereditario) può maturare ed elevarsi al di sopra delle regole comuni e in che misura a questo sono anche legate le spiritualità e l’umanità come arricchimento della personalità: solo attraverso i loro legami e i loro contrasti la purezza dei toni e dei suoni della grande musica può superare gli egoistici e ambiziosi sogni di carriera e di potere, che deformano la musica e l’attività artigianale fondamentale in una insolente attività artistica d’industria. Di ciò si è resa benemerita la figura finora più ambigua sul podio, Herbert von Karajan, morto l’anno scorso, stratega del potere, multimilionario del mestiere per eccellenza. Però il suo ingegno non offre molto come modello per i posteri. Nemmeno i numerosi documenti visivi e sonori, per quanto possano essere registrati in modo perfetto, fanno sfavillare qualità umane e risvegliano simpatia.

Un musicista genuino
Per poter essere un modello per i giovani di oggi, devono entrare in gioco altre componenti. Carattere, grandezza d’animo, coraggio e sincerità, virtù che Fritz Busch, musicista genuino e anti-star per eccellenza possedeva come caratteristiche di un’arte particolare. In realtà era di un’altra pasta, diverso anche da Clemens Krauss che, senza scrupoli, dopo che Fritz Busch era stato cacciato da Dresda in modo vergognoso dai nazisti, diresse la prima di Arabella di Richard Strauss (che in quell’occasione aveva assunto un atteggiamento ambiguo). Il 7 marzo 1933 in occasione di una rappresentazione del Rigoletto i nazisti avevano organizzato sulla scena e nell’auditorio una gazzarra, che costrinse Fritz Busch a interrompere di colpo la sua fruttuosa attività a Dresda e ad emigrare, nonostante le goffe insulse proteste di Hitler e Goering.
Anche Karl Böhm non ha dimostrato molta forza di carattere: egli venne chiamato da Amburgo quello stesso anno e (fedele al modello che lui ammirava, Clemens Krauss) accettò di subentrare nella carica che era stata di Busch dopo un primo contatto avvenuto il 1° maggio 1933 (primo giorno della propaganda nazista). Non spese alcuna parola sulla splendida era del suo predecessore, anche perché incominciò subito a reclutare nuove forze per ringiovanire la vecchia orchestra. «A Dresda io non ero soltanto primo direttore d’orchestra ma ero anche direttore dell’Opera, potevo quindi impormi e costruirmi un’orchestra a mio piacere». Böhm si vanta di avere eliminato e corretto numerosi gravi errori dal materiale delle parti d’orchestra di Strauss, che veniva utilizzato dalla Semper-Oper. Dell’uomo Böhm invece, il cui destino di direttore d’orchestra fece già allora molto scalpore, si conoscono a Dresda ben altre storie. Egli sotto la protezione del NSDAP (Partito Nazional-socialista) si sentiva onnipotente. Come appare diversa quella personalità che in passato, per 11 anni, aveva dato alla città di Dresda fama e rango internazionali. Nell’autobiografia di Busch Vita di un musicista (Edizioni Fischer-Taschenbuch) si può leggere molto e con commozione su questo argomento e su come si compia l’originale crescita di un direttore d’orchestra. Una lettera dell’esule da Dresda Theo Bauer ci offre una precisa immagine di Busch: «Una natura di vero musicista, ma un pessimo diplomatico, ora di una gentilezza che conquista il cuore, ora improvvisamente irascibile, ma fondamentalmente avverso ai conflitti, si sente meglio quando può collegarsi su un piano di cameratismo con i suoi collaboratori e allentare la tensione di situazioni critiche con una battuta scherzosa … Nonostante l’atteggiamento disinvolto e noncurante riacquista subito la piena autorità del direttore appena sale sul podio. Qui è un uomo completo, un artista completo mosso da un amore totale e da una dedizione instancabile per l’opera…».
Fritz Busch stesso disse che lo si era incaricato consapevolmente della riorganizzazione dei rapporti artistici a Dresda. Tale riorganizzazione riguardò maggiormente la Dresdner Staatskapelle che «è la sola a poter sostenere il paragone con i Wiener Philharmoniker». La prima trionfale esperienza di un concerto avvenne nel dicembre 1920 e gli aprì tutte le porte della capitale della Sassonia; egli ricordò quell’occasione come uno dei giorni più belli della sua vita: «Provo ancora una grande felicità nel risentire il meraviglioso suono e tutte le altre fantastiche caratteristiche dell’orchestra…». A partire dal 1921 Busch assunse la direzione dei concerti sinfonici e dal 1922 il posto di direttore generale e di primo direttore d’orchestra dell’opera.

Un talento precoce
Ebbe inizio l’era che portò la Semper-Oper a diventare una delle più importanti istituzioni musicali del mondo. L’era in cui eseguì le prime rappresentazioni internazionali e in cui concesse per la prima volta i diritti di incisione su dischi appartiene, per quell’istituzione ricca di tradizione, ai più significativi momenti della storia del nostro secolo. Fu sotto la sua direzione che si ebbero le prime di Intermezzo (1924) e di Elena d’Egitto (1928) di Strauss, del Doktor Faust (1925) di Busoni, di Cardillac (1926) di Hindemith, di Penthesilea (1927) di Schoeck, di Juerg Jenaisch (1929) di Kaminski e di Il protagonista (1926) un’opera breve di Weill. Esse acquistano il valore di modelli e dimostrano l’interesse per le creazioni dei contemporanei, ai quali Busch dedicò un’attenzione pari a quella dedicata alla tradizione. Mozart però rimase per lui, per tutta la vita, la vetta della musica. Una volta egli sottolineò di essere diventato direttore d’orchestra «suo malgrado».
Il fenomenale talento di Fritz Busch si era dimostrato – come nel caso del fratello, il bambino prodigio violinista – molto presto. A soli quattro anni ricevette dal padre, che da falegname era diventato liutaio, lezioni di violino e di pianoforte. Spinti dal padre, i fratelli Busch, a solo otto anni, si spostavano nei vari paesi per suonare in occasione delle feste da ballo e guadagnare così qualche soldo. Dopo aver frequentato per un anno il Liceo di Siegburg Fritz Busch proseguì gli studi, dal 1906 al 1909, presso il Conservatorio di Colonia (Fritz Steinbach). Il suo primo incarico fu quello di direttore d’orchestra presso il Deutsche Theater di Riga. Per un breve periodo fu anche direttore d’orchestra a Bad Pyrmont e direttore dell’associazione musicale a Gotha e, nel 1912, assunse l’incarico di direttore musicale della città di Aachen. Allo scoppio della guerra partì volontario per il fronte.

Fritz Busch (terzo da sinistra) in una foto scattata durante il gala del concerto per la giornata dei diritti umani del 1950 organizzato dalle Nazioni Unite a New York. Nella foto si riconoscono anche Claudio Arrau (quarto da destra), il direttore d’orchestra Sir Ernest MacMillan (quinto da destra), Marian Anderson (al centro con i fiori).

La ribellione contro ogni schiavitù
L’assurdità del crudele eccidio produsse nell’Impetuoso sottotenente una trasformazione interna fondamentale: la ribellione contro ogni arbitrio e schiavitù. Già nel 1918 Busch venne nominato direttore dell’orchestra di corte del Wiirttemberg a Stoccarda (quale successore di Max von Schillings). Già allora si giunse, accanto ad altre prime di opere di compositori contemporanei, alla prima del1’atto unico di Hindemith Omicidio, speranza delle donne e Nuschi­ Nuschi che provocarono uno scandalo (rifiutò il Santa Susanna in quanto immorale).
Fritz Busch amava Stoccarda e gli abitanti lo ricambiavano con pari sentimento. Ma il destino lo condusse poi a Dresda. Egli seguì a malincuore l’impulso interiore, ma gli avvenimenti successivi gli diedero ragione. Sin dall’inizio i responsabili seppero dare il giusto valore al giovane genio di Siegen: «Busch è un musicista nato… Un pianista, ricco di talento naturale, maestro del coro, accompagnatore ed esecutore di musica da camera… animato da un fanatico entusiasmo o meglio ancora da un’ossessione, da una dedizione assoluta all’opera d’arte fino all’esaurimento! Educatore d’orchestra di prima grandezza, orecchio naturale assoluto, temperamento, interiorità, poesia, meraviglioso senso del suono, sensibilità acutissima! Conosce a fondo la tecnica di tutti gli strumenti d’orchestra… Le sale di concerto di Dresda potrebbero raccontare queste sue qualità...». Un grande come Toscanini aveva riconosciuto «l’ingegnosità tipica tedesca» di Busch e aveva imparato ad apprezzarla recandosi a Dresda per ascoltarlo.
La rettitudine, l’onestà, l’integrità, la coerenza di carattere, che si rispecchiava chiaramente nella sincerità del suo fare musica, gli corrispondeva in pieno. Queste sue caratteristiche non conobbero compromessi nella lotta contro il nazismo e il fascismo: un indizio indubbio di ciò è rappresentato dai rifiuti di Bayreuth e Salisburgo a Hitler. A Karajan, Krauss e Böhm di ciò non importava. Essi dirigevano e sfruttavano al meglio le opportunità. Diversamente da Fritz Busch che rifiutò di licenziare artisti ebrei, e che non accettò il divieto di accesso agli spettacoli per gli spettatori ebrei; lasciando che si conformassero gli altri al sistema. Non gli si chiedeva la sua palese opposizione al regime, ma Busch tuttavia non accettò che all’interno dell’Opera si collocassero croci uncinate o si indossassero simboli nazisti. Finché fosse vissuto avrebbe combattuto contro di ciò, disse. Di conseguenza, dopo una simile dichiarazione, sarebbe stata impensabile una continuazione della collaborazione nella Semper-Oper. Nel giugno 1933 lasciò l’Europa per Buenos Aires: tornò però nel Vecchio Continente negli anni successivi per le indimenticabili esecuzioni dei capolavori di Mozart a Glyndebourne e per i concerti a Copenaghen e Stoccolma, fino a quando le armate di Hitler non lo cacciarono definitivamente (1940).

Una ferita sempre aperta
Durante la guerra si rifugiò a Buenos Aires e a New York. In seguito riprese la sua attività a Glyndebourne e con l’Orchestra Sinfonica della Radio Danese. Solo nel 1951 però, poco prima della sua morte avvenuta il 14 settembre a Londra, si decise a tornare in Germania con due concerti, a Colonia e Amburgo. L’ultima opera che egli diresse, 1’8 settembre a Glyndebourne, fu il Don Giovanni di Mozart. L’offesa, che gli era stata arrecata a Dresda era rimasta aperta. Respinse l’invito alla celebrazione del quarto centenario della Orchestra (1946). La vita all’estero – che gli aveva rubato dodici anni di piena espressione delle sue capacità artistiche – lo aveva reso più forte, egli rispose: «Non sono mai stato un uomo permaloso e posso dimenticare ciò che mi accadde a Dresda… Durante undici anni sono stato migliaia di volte a capo della Staatskapelle: è stato il tempo dell’apprendimento, della maturazione e talvolta anche della riuscita, la cui memoria non si è mai spenta in me. È l’essenza del bello, su cui le forze del male non hanno alcun potere…».
È certo: un direttore d’orchestra con una simile personalità era intagliato con legno pregiato, un musicista d’eccezione e una straordinaria figura d’uomo. Il 13 marzo 1990 Fritz Busch avrebbe compiuto 100 anni.